Il Parlamento europeo ha approvato recentemente
un rapporto sulle linee guida del prossimo programma ambientale: il Settimo piano
d'azione UE,
che sostituirà il Sesto che è in scadenza nel 2012. In esso tra
l'altro, al punto 12 troviamo: "desidera sottolineare l'importanza di porre il principio di precauzione al
centro della politica ambientale UE". Nel testo, che detta le linee guida del Settimo programma
sull'Ambiente, si legge chiaramente che la Commissione deve prevedere
“obiettivi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio più ambiziosi, tra cui una
netta riduzione della produzione di rifiuti, un divieto di incenerimento dei
rifiuti che possono essere riciclati o compostati”. Sottolinea, che il
programma dovrà definire obiettivi
specifici per garantire che entro il 2020 la salute dei cittadini europei non sia più minacciata dall'inquinamento
e da sostanze pericolose. Ritiene necessario un approccio olistico in materia
di salute e ambiente, che si concentri sulla precauzione e sulla prevenzione
dei rischi e, in particolare, tenga in considerazione i gruppi vulnerabili come
feti, bambini e giovani. Considera opportuno concentrarsi sulla prevenzione, la
precauzione e la promozione di attività rispettose dell'ambiente a livello UE
nel campo della ricerca, dell'innovazione e dello sviluppo, con l'obiettivo di
ridurre l'incidenza del fattore ambientale sulle patologie. Tematiche in questi
giorni attuali a Modena, con le conferenze sul tema rifiuti e incenerimento, in
seguito alle risultanze dello studio Moniter, sugli otto inceneritori dell’Emilia
Romagna. Diversi interventi, a partire da quello della settimana scorsa del
prof. Benedetto Terracini, Presidente del comitato scientifico MONITER, fino al
dott. Ernesto Burgio, Presidente del comitato scientifico ISDE (nel convegno di
oggi) direi che il coro è quasi unanime. Vista la presenza dell’assessore all’ambiente
ed il patrocinio del Comune di Modena, mi auguro che si voglia, ormai, tenerne
conto e rendere definitiva la sospensione della costruzione della cosiddetta Terza linea dell’inceneritore di Modena.
Questo perché le evidenze sulla salute, anche se sembrano modeste, ci sono in
termini di nascite premature, malformazioni alla nascita e ammalati di tumore, in
particolare nelle donne e in particolare a Modena, di linfoma non Hodgkin. Inoltre
perchè l’inceneritore non è sostenibile neppure economicamente, perché ha
sovvenzioni dallo stato, perché spende piu’ energia di quella che produce, perché
non aiuta a ridurre i rifiuti, perché spreca materiali che possono essere
riutilizzati, perché si presta a bruciare anche raccolta differenziata. Perché il
nostro inceneritore (e non termovalorizzatore) ha un rendimento energetico medio
intorno al 38% e non il 60% previsto dalla direttiva quadro 2008/98/CE, secondo
la quale gli inceneritori sono stati equiparati alle discariche qualora non
raggiungano un rendimento di almeno il 60% per gli impianti funzionanti e autorizzati
anteriormente al 1° gennaio 2009, e il 65% per gli impianti autorizzati dopo il
31 dicembre 2008, come specificato nell’allegato 1. Quindi è equiparabile, per
la norma europea, recepita a livello nazionale con il decreto legislativo
n. 205 del 3 dicembre 2010 che ha modificato
il Dlgs. 152 del 2006, ad una discarica e come tale dovrebbe essere sottoposto
alle stesse normative, comprese quelle tributarie, che regolano le discariche,
ed in particolare all'art. 3 della legge 28 dicembre 1995 n. 549 che istituisce
il tributo speciale sullo smaltimento. Perché una diversa gestione dei rifiuti
mediante raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale, recupero,
riuso e riciclo è possibile e provata già a livello regionale, nazionale e
mondiale. Non c’è piu’ nulla da sperimentare e inventare. E’ già stata
presentata dalle associazioni ambientaliste una proposta di legge popolare, ed
anche approvata da diversi comuni in regione, una proposta di legge che va in
tal senso.