L’hanno sempre chiamato termovalorizzatore anche se non lo era. Si doveva chiamare inceneritore e basta, perché il suo rendimento energetico non arrivava al 60%. L’ho detto piu’ volte in consiglio comunale. Ora, col silenzio abituale delle istituzioni con i cittadini, sono riusciti, recuperando calore dal condotto fumi, ad aumentare qualche punto percentuale e dimostrare che è un impianto di recupero di energia R1.
Quell’impianto,
nato intorno al 1982, nelle parole di mio padre che assistette alle riunioni
degli assessori di allora, doveva essere un impianto europeo di grido,
purificatore dell’aria. Il meglio del meglio, salvo dimostrare successivamente
che quegli impianti di incenerimento di prima generazione erano altamente inquinanti.
Hanno migliorato l’abbattimento dei fumi ma nella sostanza siamo ancora fermi
qui. Ora, oltre al danno, la beffa. Interviene anche il piano di competenza
regionale dei rifiuti e non piu’ provinciale. Il nostro inceneritore, che è
capiente oltre le nostre esigenze ( e per fortuna è sospesa la terza linea ),
sarà il ricettore di altri rifiuti urbani provenienti dal resto della regione e
speciali anche dal resto d’Italia.
Pensare che l’assessore regionale Freda l’anno scorso
dichiarava la chiusura degli inceneritori, ed ha ribadito successivamente piu’
volte la decisione della Regione di superare con il nuovo Piano dei rifiuti il
sistema basato su discariche e termovalorizzatori, per puntare soprattutto
sul recupero di materia. Obiettivi al 2020: Ridurre la produzione pro-capite di rifiuti urbani del 25%, raggiungere
il 70% di raccolta differenziata nel territorio regionale. E noi a Modena
cosa facciamo, anche in questo caso? Andiamo puntualmente nel senso contrario.
Fare la raccolta domiciliare dei rifiuti, secondo la Giunta costa troppo ma,
cambiare tutti i cassonetti stradali inutilmente, e moltiplicarli (quello che
stanno facendo ora) vorrei sapere cosa costerà alla comunità modenese. Oltre
all’ammortamento dei costi di costruzione della quarta linea dell’inceneritore
e suoi adeguamenti successivi. Che pagano i cittadini con la Tares, che è a
copertura totale del servizio di raccolta, smaltimento e investimenti.
Sandra Poppi
Il consigliere comunale
modenasaluteambiente.it
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