Leggo un intervento di Giovanni Capucci del 6 agosto sul Carlino Modena, sull'idea di riaprire i canali in città. Idea coraggiosa per le risorse economiche attuali del comune ma sicuramente affascinante.
Gli
esempi non mancano. Mi viene in mente un’altra città d’acqua, veneta, che ho
visitato recentemente, Treviso, in cui vi sono ancora canali scoperti ed ancora
conservate le mura. Molto bella. Modena potrebbe esserlo di piu’.
Se
osserviamo il disegno della città prima del 1800 e dell’inizio della
demolizione delle mura cittadine, viene da rimpiangere il passato.
Risale a un secolo fa la decisione del comune di Modena di abbattere
le mura della città per far lavorare i braccianti nel dopoguerra.
Se immagino il Palazzo Ducale
liberato dall'Accademia Militare ed il cortile aperto, da una parte la Piazza
Roma pedonale e dall'altra l’attuale Corso Vittorio Emanuele II, una volta la
Darsena, già mi sembra un sogno.
Fino al XVI secolo nei palazzi e nelle strade che
si affacciavano sui corsi d’acqua che attraversavano la città si svolgeva la
vita: il commercio, le attività produttive, le feste. La copertura dei canali
ha quindi nascosto centinaia di corsi (e anche reti fognarie) che confluiscono
nel Canale Naviglio, anticamente navigabile, che dal 1984 è depurato da un
impianto a Nord della città, che restituisce le acque al Naviglio che scorre
verso il Fiume Panaro, a Bomporto.
L’ultima occasione, di mantenere qualche
ricordo dell’importante passato di Modena, l’abbiamo persa qualche anno fa,
quando sono iniziati i lavori per la realizzazione del Novi Park. Sarebbe stato
un sogno lasciare aperti gli scavi, visti i ritrovamenti importanti, prima di
realizzare il garage. Ci si poteva fermare in quel momento e realizzare il
parcheggio/garage in altro luogo: ad esempio in via Fanti a ridosso della
ferrovia, sotto il parcheggio esistente, dall'altra parte della stazione FS
(dove probabilmente è necessario e dove già esiste un sottopassaggio della
ferrovia che arriva direttamente in centro, in zona Tempio). Il Novi Park non risolve, così adiacente al
centro storico, nè i problemi del traffico nè quelli dell’inquinamento.
Cosi potrebbe essere un'altra città:
i musei, il polo S. Agostino recuperato per la cultura ed il parco archeologico
all’aperto, come i Fori Imperiali a Roma.
Basterebbe avere un'idea complessiva
della città, amore e attenzione al passato e al futuro. Non costruire tanto per
farlo e per creare lavoro e basta, come un secolo fa.
Treviso
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