Quello
che dice è così vecchio e superato che può essere solo una provocazione. E’ un
disco che da almeno dieci anni ci sentiamo dire ogni volta che nominiamo l’inceneritore
e le alternative. Mi preoccupa, piu’ del
suo personale parere, chi può stare dietro o di fianco alle sue parole.
Questa
politica e queste persone non rappresentano piu’ gran parte della comunità
modenese.
Da
quasi trent’anni a Modena abbiamo i cassonetti della raccolta differenziata
sulla strada e li bruciamo. Non siamo stati capaci di evolverci e ormai stiamo
rasentando i paesi in via di sviluppo.
Nessuno
ha mai parlato, nel proporre alternative all’utilizzo dell’inceneritore, di
riaprire le discariche. Proprio nessuno. La soluzione non è questa. Chi dice
questo, non ha mai letto le direttive europee e le leggi nazionali e neppure l’ultima
proposta di legge sulla diminuzione dei rifiuti, riuso e riciclo.
La proposta di legge popolare citata,
dopo essere stata proposta dalle maggiori associazioni ambientaliste della
regione, votata nell’ultimo anno, da decine di Consigli Comunali e Provinciali,
in rappresentanza di oltre 1.250.000 abitanti in Emilia Romagna, è stata giudicata
ammissibile dalla Consulta di Garanzia Statutaria e sarà a breve pubblicata sul
bollettino della Regione Emilia-Romagna e passerà quindi all’esame dei
Consiglieri Regionali.
La proposta di legge comprende
disposizioni a sostegno della riduzione della produzione dei rifiuti urbani,
del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata domiciliare con
tariffa puntuale e dell’impiantistica funzionale al riuso e al riciclaggio.
Rivede le competenze dei Comuni per le operazioni di gestione del servizio di
igiene urbana privo di rilevanza economica, prevedendo di appaltare a soggetti
differenti i due servizi di raccolta e smaltimento. Regola il ristoro
ambientale collegato all’impiantistica di smaltimento per premiare i comuni che
ottengono migliori risultati nel riciclo, definisce una disciplina sulla
gestione e smaltimento dei rifiuti conforme agli esiti referendari del 12-13
giugno 2011.
Gli
obiettivi sono coerenti con le priorità da sempre indicate da tutti gli
strumenti di regolazione e pianificazione ambientale, che prevedono:
1) Riduzione
dei rifiuti
2) Riuso
dei beni che possono ancora avere una vita utile
3) Riciclare
il più possibile la materia
4) Rendere
residua la parte di rifiuto destinata allo smaltimento
La
proposta di legge vuole raggiungere questi obiettivi spostando risorse dallo
smaltimento verso la riduzione, il riuso, il riciclo, tramite meccanismi
incentivati per:
• Promuovere azioni di riduzione
• Sostenere il passaggio alla raccolta porta
a porta
• Introdurre la tariffa puntuale
• Favorire la filiera del riuso e del
riciclo
• Restituire poteri di scelta e governo ai
Comuni
• Finalizzare il gettito della tassa sullo
smaltimento e il ristoro ambientale ad obiettivi precisi
• Premiare i Comuni che raggiungono
risultati concreti
Si
supera quindi la discarica e l’inceneritore, per puntare all’obiettivo di
riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti.
L’obiettivo
per il 2020 fissato dalla UE è l’effettivo riciclaggio del 50% e il recupero di
materia del 70% (a parte il recupero energetico).
L’incenerimento,
anche con presenza di meccanismi di recupero energetico, viene dalla UE
definito come una operazione di smaltimento, a meno che non si superi il 65% di
recupero energetico. Cosa possibile solo, e non sempre, negli impianti dotati
anche di teleriscaldamento.
Teleriscaldamento
che, se realizzato, oltre ad avere un costo elevato, risulta poi dipendente dai
rifiuti da bruciare e ne richiederebbe sempre anche qualora fossero insufficienti,
quindi costringerebbe la nostra comunita’ a importare rifiuti da altri
territori per alimentare detto impianto.
Quanto
al risvolto salute, nella lettera di Sitta, e’ talmente banalizzato da far
spavento. Proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle parole del suo
rappresentante a Bologna il 2 dicembre 2011, alla presentazione dei dati
definitivi dello studio Moniter “Gli effetti degli inceneritori sull'ambiente e
la salute in Emilia Romagna”, raccomandava
comunque il principio di precauzione, cosi come l’Ordine regionale dei medici.
Dall'intervento
della dott.ssa Silvia Candela, incaricata dello studio, lo stesso giorno, emergono
dati assai poco rassicuranti e certamente diversi da zero. Per quanto riguarda
i dati a breve termine sulla riproduzione si osservano aborti spontanei, parti
prematuri ed anche malformazioni. Per cio' che riguarda gli esiti a lungo
termine sulla popolazione residente si osserva invece probabili trend positivi
sugli uomini per incidenza sui tumori al pancreas e al fegato. Sulle donne
invece si osservano trend positivi per incidenza su cancro al colon, al corpo
dell'utero e linfomi non Hodgkin proprio nelle aree esposte dell'inceneritore
di Modena. Evidenze ribadite anche dal Prof. Benedetto Terracini, presidente
del Comitato scientifico di Moniter.
Spero
che la buona politica ne tenga conto.
Link utili:
http://www.modenasaluteambiente.org/
Qui sotto gli articoli pubblicati il giorno 11 Novembre su PrimaPagina e sulla Gazzetta di Modena.
Qui sotto gli articoli pubblicati il giorno 11 Novembre su PrimaPagina e sulla Gazzetta di Modena.
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