martedì 9 marzo 2010

SCENDIAMO TUTTI IN PIAZZA CONTRO IL DECRETO SALVA-LISTE/SALVA-PDL



Care pirla e cari pirla che avete consumato
diottrie a studiarvi le norme elettorali fino
all’ultimo codicillo in corpo 2, avete consumato
scarpe andando in giro a raccogliere firme
regolari, vi siete congelati stazionando per ore ai
banchetti per convincere i passanti a sottoscrivere le
liste, avete rinunciato al tempo libero per inseguire gli
autenticatori in capo al mondo e vi siete svegliati alle
tre del mattino per presentarvi per tempo agli uffici
elettorali, questo discorso a reti unificate è dedicato a
voi imbecilli ancora convinti di vivere in uno Stato di
diritto, in una democrazia fondata su elezioni regolari,
cioè conformi alle leggi vigenti. Spiacente di
informarvi, casomai non ve ne foste ancora accorti,
che viviamo in un regime fondato sulla legge del più
ricco e del più forte, di chi grida e minaccia di più. Una
legge che varia a seconda delle esigenze del più
prepotente. Se, puta caso, costui viola la legge, non ha
sbagliato lui: è sbagliata la legge, che viene cambiata su
due piedi. Se poi, puta caso, la Costituzione non lo
consente, non è sbagliata la nuova legge: è sbagliata la
Costituzione. Che si può cambiare come un calzino
s p o rc o .
Se penso che da cinquant’anni mi chiamano “il figlio
del re” per la mia somiglianza con Umberto II, mi
scompiscio. Hanno sbagliato re: io sono l’erede di
Vittorio Emanuele III, quello che nel 1922 non mosse
un dito contro la marcia su Roma e nel 1943 se ne
fuggì a Brindisi. Sempre di notte. Infatti quando ho
firmato il decreto salva-Banana? Di notte. Del resto
chi sono io per respingere una legge con messaggio
motivato alle Camere come previsto dall’articolo 74
della Costituzione? Mica sono il garante della
Costituzione. L’ho già detto per lo scudo fiscale: se
non firmo, quelli mi rimandano indietro la stessa
legge e poi devo firmarla comunque. Tanto vale farlo
subito. A chi mi prospetta le dimissioni, rispondo che
non conosco questa parola: sono in Parlamento dal
1953, figuriamoci. E in vita mia ho fatto ben di peggio
che firmare leggi illegali: ho plaudito all’i nva s i o n e
sovietica dell’Ungheria, ho attaccato Berlinguer che
evocava la questione morale, ero amico di Craxi, ho
scritto pure alla vedova che il marito corrotto era un
per seguitato.
Conosco l’obiezione: non c’è elezione senza qualche
lista esclusa per ritardi o irregolarità. In Molise nel
2000 aveva vinto la sinistra con Giovanni Di Stasi, poi
la destra di Michele Iorio fece ricorso contro alcune
liste irregolari, Tar e Consiglio di Stato lo accolsero, si
rifecero le elezioni e vinse Iorio che ancora governa.
E il governo D’Alema non ci pensò neppure di fare un
decreto per legalizzare le illegalità: peggio per lui, poi
dicono che è intelligente. Del resto al Quirinale c’e ra
ancora Ciampi, mica io. Due anni fa invece c’ero già
io, quando alle Provinciali in Trentino venne esclusa,
dopo i ricorsi di Lega e Pdl, la lista Udc alleata della
sinistra. Nemmeno allora l’Unione pensò di salvare
l’alleato con un decreto interpretativo: peggio per
loro, pirla.
Ecco, care pirla e cari pirla: la prossima volta, anziché
prendere sul serio la legge e rischiare l’assideramento
per raccogliere le firme e presentarle in tempo utile,
fate come me: statevene a casetta vostra davanti al
caminetto, con la vestaglia di lana e le babbucce di
velluto. Poi fate come i bananieri: all’ultima ora
dell’ultimo giorno vi presentate in Corte d’Appello
con le firme tarocche di Romolo Augustolo, George
Clooney, Giovanni Rana e soprattutto Gambadilegno,
magari vi fate pure un panino e una pennica per non
arrivare proprio in orario, poi minacciate la marcia su
Roma, portate in piazza una dozzina di esaltati, mi
urlate “buh” sotto le finestre del Quirinale, mi fate
sparare dai vostri giornali e io vi firmo la qualsiasi.
Anche la lista della spesa, il menu del ristorante, la
ricevuta del parrucchiere, lo scontrino
dell’intimissimo. Tanto Santoro l’hanno chiuso e per
un mese non rompe con le sue notizie: fa tutto
Minzolini, che sta dalla parte del Banana, cioè dalla
mia. Statemi allegri. Il vostro presidente della
Repubblica. Vostro, si fa per dire.
Marco Travaglio

Nella foto sopra la Lista 5stelle di Modena allo spettacolo di Travaglio
il 5 marzo 2010 a Modena.
Qui sotto il banchetto a Nonantola.



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